Si racconta che Orso, un pellegrino di origine francese vissuto al tempo di Carlo Magno, giunge in cammino sul Summano, mandato da papa Adriano I per espiare gravi peccati e qui, morendo lungo il sentiero, riceve la vera luce e il perdono delle gravi colpe.
L’agiografia medievale di questo santo è davvero favolosa: sin dall’infanzia, Orso è segnato da una terribile profezia che lo vuole uccisore del proprio padre. Per sfuggire a tale destino, il soldato carolingio abbandona il proprio paese natale e, grazie alle straordinarie abilità cavalleresche, conquista il cuore della figlia del re di Dalmazia. Dopo il matrimonio, Orso sale al trono e diventa condottiero di un potente esercito. Un giorno, rientrando a casa, dopo una campagna militare, sorprende la moglie in atteggiamento confidenziale con uno sconosciuto e, accecato dalla gelosia, colpisce entrambi a morte. Il presunto spasimante si rivela poi suo padre, arrivato da lontano per riabbracciarlo, dopo tanti anni di assenza!
Da qui inizia il suo estenuante pellegrinaggio di espiazione, terminato poi sotto le pendici del monte Summano, dove si placano miracolosamente tutti i suoi tormenti. Il viaggio sarebbe durato ben dodici anni, numero che ricorda le fatiche di Ercole. Le spoglie mortali del re franco-dalmata diedero poi origine al tempio di Sant’Orso, posto in un punto ben in vista che domina la pianura circostante, lungo il sentiero in ascesa che conduce i pellegrini verso il celebre santuario della Madonna del Summano.
Sorto già nell’epoca medievale, il tempio di Sant’Orso è completamente riedificato verso la fine del Settecento, su disegno del neoclassicista Ottone Calderari, architetto molto stimato dai suoi contemporanei e considerato da loro il vero erede di Andrea Palladio. Nello stesso periodo vengono trasferiti in questa chiesa alcuni importanti cimeli dal soppresso santuario della Madonna del Summano. Tale traslazione, raccontata dettagliatamente nelle antiche cronache, comporta poi un importante accrescimento del numero dei pellegrini, pronti a onorare la memoria delle intercessioni mariane anche nel tempio di Sant’Orso.
Durante il restauro ottocentesco del tempio, finanziato da Alessandro Rossi, l’architetto Caregaro Negrin attua il rialzamento del vecchio campanile. Grazie a quest’ultimo accorgimento, si consolida il rapporto simbolico tra l’antico tempio e il complesso Rossi, collegati anche da un viottolo nascosto tra gli alberi del brolo (frutteto), dietro la villa.
Foto di copertina: Stephan Galozzi