Il progetto artistico

 

Il nuovo Parco Rossi è un parco che si racconta. Il progetto artistico di narrazione è stato curato dal Centro di Produzione Teatrale La Piccionaia, grazie ad un'équipe composta da un regista, una drammaturga, una storica dell'arte, un architetto e una sociologa esperta nei temi dell'inclusività.
I diversi campi di competenza sono entrati in relazione con un approccio multidisciplinare, attivando una ricca osmosi e coinvolgendo esperti locali e abitanti in un percorso di ricerca aperto.

Il progetto si è sviluppato secondo le linee del Silent Play, una modalità teatrale che La Piccionaia ha sviluppato negli ultimi anni, con diverse esperienze in contesti urbani e non, grazie ad un gruppo coordinato da Carlo Presotto e composto da Paola Rossi, Matteo Balbo e Lucia Ferraro.
Silent Play è una modalità di narrazione che porta il teatro fuori dal teatro, mettendo in scena i luoghi grazie ad una drammaturgia teatrale costruita elaborando, da un lato, la documentazione storico-artistica e, dall’altro, le interviste e le testimonianze di coloro che quei luoghi hanno attraversato, abitato, conosciuto, ieri e oggi. Il risultato è una “colonna sonora” composta da testi e musiche che accompagnano il visitatore nell’esplorazione del luogo, per un’esperienza emozionale, sensoriale, ludica e interattiva. Un’audioguida realizzata “come se” fosse una narrazione teatrale, che ha come punto di riferimento le esperienze di urbanistica partecipativa che si stanno diffondendo in tutta Europa, ponendosi l’obiettivo ridisegnare il senso dei luoghi come bene comune da scoprire e riscoprire, valorizzare, tutelare, godere.
Silent Play è un’esperienza che si può fare in autonomia, qualora le tracce audio sono scaricabili sul proprio smartophone o tablet, oppure in gruppo con la conduzione di un attore-performer. In questo caso a ciascun partecipante viene fornito un paio di cuffie wireless, mentre il performer trasmette le tracce audio accompagnando il passo e lo sguardo del pubblico con una serie di azioni.

La parola testo, prima di significare un testo parlato o scritto, stampato o manoscritto, significava “tessitura”. In questo senso non c’è spettacolo senza “testo”. Ciò che concerne il “testo” (la tessitura) dello spettacolo può essere definito come “drammaturgia”, cioè drama-ergon, lavoro, opera delle azioni.
E. Barba, L'arte segreta dell’attore, ARGO, 1996

L’esperienza del progetto Silent Play nasce dall’ipotesi di forzare due confini precisi della scrittura drammaturgica:

  • uscire dai luoghi “dedicati” alla rappresentazione per fare diventare scenografia il paesaggio;
  • attivare un dispositivo che, accompagnando sguardi, passi, sensazioni, emozioni e pensieri degli spettatori, li faccia “agire” un luogo, li renda, in qualche modo, attori.

A Parco Rossi il lavoro di “mettere in scena” il luogo ha seguito alcune linee guida:

  • lettura delle diverse stratificazioni che nel tempo hanno costruito l’identità del parco, riconoscendone le tracce nel presente, evidenziandole e proponendo collegamenti tra loro;
  • realizzazione di una mappa che permettesse di percepire, oltre alle tre spaziali, anche quelle del tempo, della configurazione geologica, della storia dei suoi abitanti nelle diverse epoche;
  • osservazione e ascolto della condizione presente del parco, dei suoi tracciati abituali, dei suoi abitanti, senza darlo per scontato;
  • tessitura, su questo su questo racconto latente, della trama del luogo, una proposta di interpretazione narrativa, l’ordito. Interpretare, scegliere, proporre punti di vista e prospettive, e soprattutto stimolare lo spettatore a farsi protagonista di una propria ed irripetibile esperienza di visita.

Sono nati così 19 racconti, da ascoltare ognuno partendo da un punto preciso del parco.
I racconti si muovono su diversi livelli, raccontando tre aspetti del parco:

  • la sua storia e quella di Alessandro Rossi e di Antonio Caregaro Negrin
  • le voci dei suoi alberi
  • la dimensione dell’acqua come bene comune fragile e delicato

Ed ecco le 19 tappe:

  1. La mappa, con la presentazione dell'immagine guida di ARAC.
  2. Il taxodium: la prima esperienza tattile e il respiro.
  3. Il laghetto: il mestiere del paesaggista.
  4. Alessandro Rossi: un giovane entusiasta e la sua opera manifesto.
  5. Sant’Orso: l’antica leggenda del cavaliere di Re Carlo.
  6. Il tasso: l’albero dell’eternità.
  7. La grotta dei camosci: simbolo della regalità della montagna.
  8. La Scuola dei Beni Comuni: piccoli gesti per il cambiamento.
  9. La visione di Antonio Caregaro Negrin: alleanza tra uomo, paesaggio e comunità.
  10. L’acquario: un'esperienza di stupore.
  11. Il cipresso del portogallo: testimone del tempo.
  12. Il pino himalahiano: la natura maestra di vita.
  13. Grotte e cascatelle: il concerto dell’acqua.
  14. La galleria e il belvedere: il trionfo dello sguardo nell’occhio di Arac.
  15. La sequoia: un albero bambino gioca con il tempo.
  16. La trifora e le cascatelle: l’acqua e i suoi percorsi.
  17. Il ponticello sospeso: attraversamenti e trasformazioni.
  18. Le magnolie e la tuja: un parco è un patto tra uomo e natura.
  19. La Villa di Alessandro Rossi: simboli per raccontare un luogo.

 

L’equipe di lavoro:
Carlo Presotto, regista e coordinatore
Paola Rossi, drammaturga
Sophia Los, architetto e paesaggista
Agata Keran, storica dell’arte
Diana De Tomaso, sociologa
Comunicazione:
Studiomama: progettazione e realizzazione dei materiali di comunicazione, dei video e del sito internet.